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Testimonianze

Nel momento in cui abbiamo deciso di intraprendere l'avventura di iniziare a scrivere qualcosa di noi e del progetto, abbiamo subito capito che sarebbe stato difficile raccogliere e dare un ordine a tutto il materiale che nel corso di questi anni abbiamo raccolto. Ma sicuramente molto più difficile sarebbe stato spiegare, non solo in termini tecnici, ma anche oggettivi, l'esperienza vissuta dai ragazzi e dalle loro famiglie. Per questo abbiamo pensato che raccogliere dei pensieri, dei brevi stralci dei vissuti personali, potesse realmente spiegare il senso più profondo del progetto e, lontano dai nostri sguardi "tecnici" e da tutta l'organizzazione e programmazione del lavoro, fornire al lettore, operatore o meno, una lettura più diretta e spontanea di quello che stiamo facendo, perché no anche con le criticità che ogni famiglia dal suo punto di vista osserva e sperimenta sulla propria pelle.
La raccolta delle testimonianze è stata molto utile in quanto ci ha permesso di riflettere su punti di forza e su criticità che, come addetti ai lavori, non sempre riusciamo a vedere con chiarezza. Pertanto, con la gentile collaborazione delle famiglie, riportiamo alcune testimonianze.
 
Donatella, mamma di E., 22 anni, Sindrome di Down con tratti autistici:
 
Esperienza fantastica, non solo perché può consentire a TUTTI di provare il piacere di vedere cosa c'è sott'acqua, ma sopratutto per quello che è successo ad E.: cambiamento nell'approccio alla novità, nel rispetto delle regole, nel rapporto con gli altri, nell'autonomia personale e , cosa più importante, ha acquistato piu' fiducia in se
stesso!!
E. si è sentito dopo le prime volte parte importante del gruppo, ha cominciato a fidarsi prima di un operatore poi di tutti, e lui che non ama essere toccato che non si mette mai gli occhiali, sciarpa, cappello e che non tollera nessun accessorio tipo orologio, collanine...ha accettato fin dalle prime volte di farsi mettere la cuffia, gli occhialini, poi maschera e boccaglio fino a tutta l'attrezzatura completa da sub, risultato: immersione in mare con l'impegno e il rispetto delle regole che questo comporta.
Traguardo inaspettato e nemmeno posto come meta all'inizio del corso.
Si, perché quando ho saputo di questa iniziativa mi sono avvicinata solo perché a E. piace molto l'acqua e nuotare, ma non mi sarei mai aspettata un coinvolgimento così totale, anche noi genitori ci sentiamo parte del progetto. La forza di questo gruppo è eccezionale: le competenze, la passione, l'entusiasmo e l'amore degli operatori per questi ragazzi li trasformano...li fanno sentire unici e nello stesso tempo uguali agli altri almeno in acqua!!
C'è un limite: ci sono solo due corsi l'anno e quando siamo all'ultima lezione è sempre un dispiacere lasciare l'appuntamento del giovedì sera aspettato da E. per tutta la settimana!!
Mi auguro e farò il tifo perchè si creino i presupposti per poter continuare a dare questa opportunità a E. e a tutti i suoi amici sub.
 
E. , 22 anni, Sindrome di Down con tratti autistici, non verbale attraverso la
Comunicazione Facilitata :
 
Cosa e' per te fare sub?
E' riuscire a ansia oltrepassare¼. e' quanto attesi dallo sport¼.sport a cui aspirare
Ma la cosa che ti piace di più a sub?
Galleria d'acqua su io!!
 
Silvia, mamma di I., 20 anni, Disturbo dello Spettro Autistico:
 
Quando ci è stato proposto di far fare a I. un corso di sub, la prima reazione è stata: "ma se odia l'acqua che gli schizza in faccia, non usa neanche gli occhiali da sole, figuriamoci se si mette la maschera..." Siccome però in altre occasioni ci siamo dovuti ricredere sulle sue reali capacità , il passo successivo è stato: "che sarà mai? se poi non gli piace, non siamo mica obbligati a continuare" In realtà, penso che questa sia stata per Iacopo una delle esperienze più belle che ha fatto e lo ha dimostrato partecipando sempre con piacere, accettando le varie "sfide" che gli sono state proposte: indossare la maschera, mettersi il gav, la muta. Il principale degli "effetti collaterali" è stato che adesso fa la doccia con maggiore (sempre limitata, ma maggiore rispetto a prima) autonomia, osserva e commenta ciò che fanno gli altri ragazzi nello spogliatoio. In qualche modo, quindi, si è creato anche un senso di appartenenza al gruppo, seppure con le limitazioni e le difficoltà che incontrano nella comunicazione i ragazzi autistici. Per noi è stata un' esperienza veramente positiva che consigliamo a tutti. Non è detto che tutti
reagiscano allo stesso modo, ma vale comunque la pena di provare!
 
Federica, mamma di C., 9 anni, Ipoplasia Cerebellare con Emiparesi:
 
Per mia figlia lo scoglio principale è sempre stato quello di conquistare una propria autonomia ed io non l'ho sempre aiutata in questo, ero molto arrabbiata perché la vita le aveva riservato un futuro non facile, ci sono vari modi di reagire e il mio è stato quello di proteggerla, anticiparla nel fare le cose, sostituirmi spesso a lei, trascurando il fatto che è proprio facendo così che non l'aiutavo.
Un giorno la maestra durante un colloquio con le insegnanti mi disse: "è vero Celeste ha delle difficoltà ma non dobbiamo certo tenerla in una campana di vetro". In quel momento forse mi ha ferito ma è stato anche un rendermi conto che stavo sbagliando, era vero C. doveva essere aiutata ma poteva e doveva conquistare la propria indipendenza.
Piano piano mi sono lasciata andare ed ho iniziato a fidarmi (per me molto difficile) di una persona speciale, la stessa che mi ha spinto a far fare a C. questa magnifica esperienza. C. è una bambina dolcissima che sicuramente ha rubato i cuori sia di voi adulti che dei suoi compagni, ma anche tutti voi avete conquistato il suo cuore.
Ogni volta, anche se stanchissima, tornava a casa dalla piscina entusiasta ed eccitata, non smetteva di parlare e raccontare tutto quello che aveva fatto sia in piscina che nello spogliatoio.
All'inizio è stato difficile per lei prepararsi la borsa, abituata come era ad essere sempre aiutata, poi ha iniziato a voler fare da sola e quando io intervenivo mi diceva " mamma devo fare da sola sennò la Giulia e la Lara si arrabbiano". Adesso quando fa la doccia e cerco di aiutarla soprattutto a lavarsi i capelli mi rimprovera, ora ho imparato anch'io: se non si lava alla perfezione pazienza. Il giorno dell'uscita in mare era euforica, però anche molto timorosa e alla fine quando ce l'ha fatta ad entrare in acqua e, abbastanza sicura, è riuscita a fare tutto era felicissima di aver raggiunto un suo piccolo ma importante traguardo.
In una foto che ho del momento della premiazione è bellissimo vedere C. così piccola rispetto agli altri ma a proprio agio con tutti, questo significa che un obbiettivo è stato raggiunto, C. ha creato una relazione con tutti e per i bambini come Celeste non è sempre così scontato.
Per quanto riguarda l'autonomia ora io ci credo e grazie a tutti voi per aiutarmi in un compito per me così difficile ma essenziale per lei. A volte basta poco per non sentirsi più soli.
 
Gianna, mamma di L., 11 anni, Ipoacusia Grave:
 
Sono la mamma di un bambino di 11 anni che presenta Ipoacusia Mista Grave Bilaterale e che porta protesi acustiche dall'età di 4 anni e mezzo. Ha preso parte al Progetto fin dalla prima edizione tre anni fa. Decidere di fargli provare l'esperienza della subacquea non è stato difficile, anche perché non volevo precludergli la possibilità di fare una nuova esperienza, ma avevo mille paure e mille dubbi.
Paura perché non portando le protesi in acqua è ancora più difficile comunicare con lui, dubbi perché per l'ennesima volta facevo una scelta al posto suo, ed era giusto? Ho affidato il mio bambino a delle persone a me sconosciute fino a quel momento, ma che ben presto ho imparato a conoscere. Persone che per lavoro o dopo il proprio lavoro hanno scelto di dedicare il proprio tempo a dei ragazzi disabili, riuscendo a coinvolgerli e a superare "ostacoli" che fino a quel momento sembravano impossibili. Vederli gioire con noi dei progressi fatti dai ragazzi ti fa sentire meno solo..e per tutto questo non possiamo che ringraziarli.
Non mi sono mai pentita di aver scelto di fargli fare quest'esperienza, perché mio figlio ne ha avuto dei benefici: ha imparato ad autocontrollarsi, a muoversi con più scioltezza nell'acqua, a confrontarsi con ragazzi che hanno disabilità anche più gravi della sua e a coinvolgerli in semplici giochi, ad aspettare il proprio turno, ad essere maggiormente autonomo¼e tanto altro ancora. Anche vedere con quanto entusiasmo affronta ogni corso e l'uscita in mare mi fa dire che abbiamo fatto la scelta giusta. Quest'esperienza mi ha aiutato a fidarmi di più di mio figlio e delle sue possibilità di apprendimento con o senza protesi e mi ha fatto conoscere disabilità fino ad allora lontane dalla mia vita.Vedere mio figlio insieme ai suoi compagni, ai suoi istruttori, alle sue dottoresse, è come se le varie disabilità svanissero e ne uscisse fuori solo il gruppo..un unico grande e speciale gruppo..è una gioia infinita vederli..fa bene al cuore.
 
Katia, mamma di G., 20 anni, Disturbo dello Spettro Autistico:
 
Il Progetto Tutti Sottacqua é uno dei pochi progetti volti a ragazzi con bisogni speciali ma non per questo impossibilitati a fare, solo perché "disabili". Il gruppo Pes ha dimostrato e continua a dimostrare che "volere é potere". All'inizio Gabriele non ne voleva sapere, anche perché per lui era una novità, ma una volta conosciuto come funziona, cosa deve fare e soprattutto scoperto che andare sott'acqua come i pesci, senza riemergere per respirare é davvero bello, ecco che tutti i giorni mi chiede di andare in piscina al CTO. Questo progetto é molto bello e fatto bene, gli operatori e le dottoresse che seguono il progetto, si prestano senza sosta e con entusiasmo a seguire i ragazzi partecipanti, privilegiando non solo l'aspetto ludico ma anche l'aspetto sociale e delle regole importantissime da seguire e rispettare. Sia noi genitori che nostro figlio Gabriele siamo felicissimi dell'esistenza di questo progetto.
 
 
Katiuscia, mamma di M., 14 anni, Sindrome di Asperger:
 
Quando Giulia mi parlò per la prima volta del progetto lo ammetto ero piuttosto scettica.
M. non ha mai dimostrato ne dimostra tutt'ora interesse per nessuno sport o attività fisica in particolare; tutti quelli che lo seguono però continuano a dirmi insisti, nei limiti del tuo possibile, fargli fare più attività possibili, prova, vedrai che prima o poi lo troviamo qualcosa che gli piace sul serio.
Così mi sono fatta convincere e abbiamo provato. Ci è costato molto all'inizio, non dal punto di vista economico, ma dal punto di vista organizzativo.
Per noi non è roba da poco farsi ogni volta trenta minuti di macchina per portarlo in piscina e poi altrettanti per tornare a casa ma lo abbiamo fatto. Per Mirko questo e altro se gli è utile. E utile gli è stato eccome.
Lo abbiamo visto migliorare di lezione in lezione, il suo rapporto con l'acqua, il rapporto con gli altri ragazzi, la sua capacità di mostrare altruismo e collaborazione con tutti, specialmente quelli che hanno difficoltà maggiori rispetto alle sue.
Abbiamo potuto seguire il corso per tre anni di fila e ne siamo rimasti entusiasti.
Ho pianto il giorno dell'uscita in mare quando l'ho visto immergersi con Luca, Giulia, Lara, Giovanni e gli altri. Un sogno, per me è stato un sogno a occhi aperti realmente. Quest'anno purtroppo non abbiamo potuto realizzare di nuovo questo sogno.
Ho sofferto molto per questo, non abbiamo avuto il coraggio di dire a Mirko che quest'anno non poteva partecipare ai sub perché non ne avevamo la possibilità.
Mi sono vergognata di dire la verità a un ragazzo di 14 anni che aspettava che il suo sogno si realizzasse anche quest'anno. Il progetto è importante per questi ragazzi, ma il fatto che il contributo sia a carico delle famiglie non rende per tutti facile potervi partecipare.
Luca, Giulia, Lara, Giovanni e gli altri amano questi ragazzi, li trattano e li aiutano come se fossero figli loro. Li ho visti ridere con loro per le loro conquiste e le loro vittorie, e li ho visti piangere per le stesse vittorie come se fossero figli loro.
Aiutateci a far si che questi ragazzi continuino a sentirsi normali come tutti gli altri.
 
 
 
Un sentito ringraziamento alle famiglie che ci hanno offerto il loro contributo.
 
 
 
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